Non si può parlare di bancarotta fraudolenta se soldi personali coprono i debiti societari. mercoledì 17.02.2021

Il Giudice per l'Udienza Preliminare proscioglieva due imputati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale ritenendo non sussistere il reato perché la difesa dimostrava che nel corso degli anni denari personali, addirittura provenienti dalla vendita delle proprie abitazioni e dal proprio coniuge, erano stati utilizzati per pagare debiti della società. Anche la circostanza che uno degli imputati si fosse reso personalmente garante nei confronti di un creditore della società con la consegna di cambiali, è stata ritenuta dal Giudice elemento che doveva portare ad escludere il dolo tipico del reato contestato. Il G.U.P. riteneva che non si potesse dire provata la volontà degli imputati di arrecare danno ai creditori nella gestione della società nemmeno quanto all'ipotesi distrattiva avente ad oggetto il compenso percepito dall'amministratore “testa di legno”, in quanto i soldi personali utilizzati per cercare di risanare la situazione debitoria della società ammontavano a cifre ben maggiori rispetto ai compensi percepiti. Il Giudice per l'Udienza Preliminare, infine, proscioglieva gli imputati anche dall'accusa di non aver tenuto la contabilità in quanto i libri contabili, estratti da un vecchio computer della società, venivano depositati al tribunale in vista dell'udienza preliminare.